Che cos’è il Surfcasting: la storia – 31
Il Surfcasting non è solo un branca della pesca ma risulta essere una filosofia di vita fatta di lunghe camminate, fatica e passione.
Il Surfcasting (termine americano, letteralmente “Lanciare sull’onda”) è una tecnica praticata nei paesi atlantici ed introdotta in Italia, almeno al grande pubblico, verso la fine degli anni ’80, grazie ad alcuni pescatori che hanno svolto un preziosissimo lavoro di adeguamento delle tecniche statunitensi alle realtà del mediterraneo, sperimentandole sulle coste della Sardegna che, ancor oggi, risultano essere le più adatte e quindi le più fruttuose per questa tecnica.
Infatti, le tecniche atlantiche puntano alla cattura dei grossi predatori che, nella fase di alta marea, si avvicinano alla costa per cacciare, attirati dalla schiera di grufolatori che si cibano degli organismi che il movimento delle acque liberano dalla sabbia.
Anche per il surf nostrano, i concetti rimangono pressappoco gli stessi, solo che la minor escursione tra la bassa e l’alta marea, non crea quella sufficiente mangianza ad attirare né grufolatori né predatori. Si è verificato che tali condizioni si ricreavano quando le onde delle mareggiate si infrangono sulla spiaggia, sconvolgendo il fondale e liberando piccoli molluschi e crostacei che attirano appunto i grufolatori e di conseguenza, anche i predatori.
Quindi, la prima regola del surf mediterraneo è quella che se non c’è onda, non c’è surf, anche se, in questi ultimi anni, ci si sta accorgendo che questa regola trova delle eccezioni e per alcune prede, come la mormora, orata, saraghi e razze si verificano catture anche con mare calmo.
Da questa constatazione è nata una tecnica, seppur analoga al surf casting, se ne differenzia sostanzialmente perché si pratica in condizioni di mare calmo o quasi calmo, chiamata “beach legering”, che prevede un’attrezzatura e una filosofia più “leggera” del surf casting.
Tornando alla tecnica oggetto dell’articolo, va detto che tra tutte le pesche possibili in mare, il surf casting brilla per la sportività e per l’alta frequenza di cappotti! Infatti, a differenza di altre tecniche, il risultato di una battuta di surf casting è troppo legata al momento “magico” per essere alla portata di tutti.
Prima di tutto il surf castman deve individuare con esattezza quando il mare è nelle condizioni ideali, cioè quando il moto ondoso libera nutrimento facendo accorrere le prede e quindi poterle insidiare.
Queste condizioni non sono frequentissime e possono durare per un tempo variabile, sia di giorno che di notte, in cui il surf casting può offrire entusiasmanti catture.
In Italia fino agli anni cinquanta era difficile riuscire a distinguere la pesca sportiva da quella praticata come fonte di sostentamento.
Nonostante tutto negli anni le attrezzature utilizzate hanno subito una grande evoluzione fino all’utilizzo della fibra di vetro per costruire le canne: la manegevolezza migliorò a discapito della robustezza, di pari passo anche la lunghezza aumentava.
La svolta si ebbe negli anni Settanta quando Sandro Meloni, un ragazzo sardo affascinato dalle onde, partecipò alla prima Surf Casting International Cup tenutasi in Mauritania. I risultati non furono ottimi ma ciò che contava è che il Surfcasting fece il suo esordio in terra italiana. La competizione fu per il giovane fonte di grande esperienza e combustibile per una passione che cominciava a creare un seguito.
Il passo immediatamente successivo si ebbe proprio in Sardegna con la prima gara di gittata con attrezzi da pesca, ci troviamo esattamente nel 1980 e la competizione era sostenuta dalla FIPSAS (allora ancora si chiamava FIPS).
Il richiamo verso questo sport aumentò a dismisura anche grazie al complesso processo mediatico, eco dello smisurato interesse da parte di migliaia di persone. Cominciarono ad essere pubblicati libri e ad essere montati i primi video, esempi di tutorial che al tempo rappresentavano fonte di sviluppo e conoscenza di carattere nazionale in questo settore.
La propaganda spalleggiava la nascita dei primi neo surfisti che cominciavano a battere le coste nostrane al fine di mettere in pratica le informazioni raccolte; oltre a questo trovandoci alle prime armi ogni sorta di collaborazione era ben accetta, Confederazione, case editrice ed aziende appoggiavano diversi progetti.
Basti pensare che gli sponsor, che ora affidano ai loro rappresentanti le ultimissime attrezzature in fatto di progresso tecnologico, all’epoca si poggiavano in primis proprio sulle esperienze pratiche di quei neo surfisti per carpire le esigenze ed i bisogni dei tantissimi amatori.
Quando nasce il surfcasting in Italia
Ci troviamo ormai negli ultimi anni ’80 quando Surf Casting Italia, l’associazione fondata da Sandro Meloni negli anni ’70, si sciolse e ci pensò la FIPS a raccoglierne l’eredità. Allora le gare erano di natura locale e la Toscana fu il palcoscenico del primo Campionato Italiano di Surfcasting.
Attraverso il web abbiamo scoperto che quella fu un’esperienza unica a detta dei loro partecipanti anche se il regolamento obbligava l’uso di piombi molto pesanti e di ami zerati; in verità si trattò di un cappotto su tutta la linea ma c’era molto fermento per quella prima competizione nazionale di Surfcasting.
Si ripresero anche la gare di lancio e venne adottata la linea del long casting, che sfrutta attrezzature molto leggere. Specie in questa pratica ora l’Italia si trova ai vertici nei piazzamenti in gare ufficiali.
Ai giorni nostri contiamo diversi successi, assieme ad Inghilterra e Francia rappresentiamo la nazione più titolata a livello mondiale.
Appariamo nel quadro internazionale la squadra da battere in qualunque occasione, sia nel settore giovanile che nei seniores, senza dimenticare anche la categoria femminile che vanta numerose medaglie.
Mi ricordo che aspettavo il mensile per sapere nuove cose sul surfcasting oggi mi sento così desolato vedere queste persone buttare questa bellissima disciplina fatta dai sacrifici, tempo, impegno, ecc, ecc, e poi arrivano persone con il Drone per pescare che delusione ….
Quando si parla di SURF CASTING mi si arriccia la pelle per l’emozione che questa tecnica suscita in me. Subito mi viene in mente un nome esclusivo, primo divulgatore nonchè ricercatore e maestro indiscusso, un nome di prestigio e persona poco compresa specie di chi era offuscato da una certificata formazione di questa tecnica di pesca. Lui è SANDRO MELONI (amico di ricerca, di iedee e compagno agonistico), le sue idee e interpretazioni in termini di terminali, tattiche di pesca ecc., sono diventate e mantenute ancora nei nostri giorni uno standard.